Rischio biologico nelle attività Agro-Zootecniche
Rischio biologico, tutela della salute settore agro-zoologico
La pubblicazione edita dall’INAIL ha l’obiettivo di fornire informazioni sulle misure di prevenzione e protezione correlate al rischio biologico per la tutela della salute degli operatori del settore agro-zootecnico.
Il testo presenta una sezione generale riguardante la normativa vigente in tema di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, le sue applicazioni e i soggetti coinvolti, i concetti di rischio, pericolo e danno, la valutazione del rischio. Segue una sezione tecnica con schede monotematiche in cui sono descritte le caratteristiche degli agenti biologici più frequentemente riscontrabili ed emergenti in tale settore e dei loro effetti sulla salute.
I dati Inail evidenziano che nei primi 10 mesi del 2021 nel settore agricolo si registrano 22.766 infortuni sul lavoro denunciati (+1,4%), 7.541 casi di denunce per malattie professionali (+20,8%) e 112 denunce di casi mortali (+19,1%). Le motivazioni di tale fenomeno sono molteplici. Le attività vengono svolte utilizzando macchine e attrezzature che in alcuni casi non possiedono i requisiti essenziali di sicurezza; gli ambienti e i processi lavorativi non sono facilmente standardizzabili; l’età media degli agricoltori . spesso elevata, in particolare in aziende a conduzione familiare, l’arruolamento, a volte irregolare, di manodopera poco formata ed addestrata. Un aspetto poco considerato della sicurezza e salute dei lavoratori agricoli riguarda l’esposizione agli agenti biologici fatta eccezione per il comparto zootecnico.
Nel settore agro-zootecnico e forestale, infatti, sono diversi i fattori che possono favorire lo sviluppo e la diffusione di agenti biologici: il tipo di attività, il processo o la fase lavorativa, le materie prime utilizzate, il cattivo funzionamento e la manutenzione degli impianti di ventilazione, il microclima, le scarse condizioni igienico-ambientali, il contatto diretto e/o indiretto con fluidi biologici animali, la presenza ed il numero di occupanti. Questi ultimi fattori di rischio sono quelli che maggiormente favoriscono la trasmissione di microrganismi al lavoratore.
Oltre alla difficoltà oggettiva nell’individuazione delle precise modalità di contagio da agenti biologici, nella misurazione ambientale dei microrganismi e nella stima di contaminazione microbica relativa a differenti ambiti lavorativi, si osserva spesso la mancanza di un’adeguata opera di prevenzione dai rischi lavorativi, per una serie di motivazioni. Molte aziende agro-zootecniche sono a gestione familiare, questo comporta la difficoltà di accesso alle risorse, al supporto di figure professionali della prevenzione, ai percorsi di informazione e formazione sui rischi lavorativi e alla realizzazione dei programmi di immunoprofilassi.
Inoltre i dati relativi alle malattie professionali denunciate non sono indicativi riguardo il rischio biologico, per diverse cause. Il lungo periodo che può intercorrere tra l’esposizione all’agente biologico e la manifestazione della malattia, la difficile identificazione in modo certo del nesso causale tra l’esposizione e la malattia. Il lungo periodo nella manifestazione della malattia può interferire, non solo sull’individuazione delle modalità di esposizione ma, in caso di lavoratori per conto terzi, sulla identificazione dell’azienda o del comparto produttivo nei quali si è verificata l’esposizione. A questo si aggiungono i fattori individuali quali stile di vita, patologie pregresse o in atto, età e sesso che possono rendere il soggetto particolarmente suscettibile ad alcune infezioni.
Non ultima . da considerare la difficoltà di effettuare una sorveglianza sanitaria standardizzabile rispetto ad altri settori a causa della variabilità delle tipologie produttive, la prevalenza di particolari realtà aziendali (imprese familiari, coltivatori diretti, società agricole semplici), il lavoro stagionale, la presenza di molti lavoratori extracomunitari e il lavoro irregolare.
Da questi presupposti nasce il progetto concertato dal Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici (Dit), dal Dipartimento di medicina epidemiologia e igiene del lavoro e ambientale (Dimeila) e da Inail Ascoli Piceno di redigere delle schede informative sul rischio biologico in agricoltura per promuovere la salvaguardia della propria e della altrui salute nel rispetto della normativa vigente in materia (d.lgs. 81/2008 e s.m.i.).
Il testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro (d.lgs. 81/2008 e s.m.i.) pone infatti l’attenzione sull’informazione e la formazione dei lavoratori come importanti misure generali di prevenzione per la tutela della salute. In particolare nell’art. 36 viene sottolineato che il datore di lavoro ha l’obbligo di fornire informazioni il cui contenuto “…. deve essere facilmente comprensibile per i lavoratori e deve consentire loro di acquisire le relative conoscenze. Ove l’informazione riguardi lavoratori immigrati, essa avviene, previa verifica della comprensione della lingua utilizzata nel percorso informativo”.
Il testo, facilmente consultabile per la sua struttura sintetica e schematica, presenta una sezione generale riguardante la normativa vigente in tema di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (d.lgs. 81/2008 e s.m.i.), le sue applicazioni e i soggetti coinvolti, i concetti di rischio, pericolo e danno, la valutazione del rischio. Segue una sezione tecnica con alcune indicazioni sulle misure di prevenzione e protezione che possono essere attuate, la descrizione delle principali caratteristiche degli agenti biologici più frequentemente riscontrabili nel settore agro-zootecnico e dei loro effetti sulla salute redatta in specifiche schede distinte in base alle diverse attività lavorative. Si è scelto di prendere in considerazione solo gli agenti biologici con maggiore incidenza nel settore agrozootecnico in ambito nazionale ed unicamente le loro modalità. di trasmissione a rischio di esposizione occupazionale.
Relativamente agli agenti biologici emergenti, sono stati presi in considerazione anche quelli che, sebbene non ci siano ad oggi evidenze di casi occupazionali ma solo di sanità pubblica (come riportato nei Piani nazionali di sorveglianza del Ministero della Salute in risposta a casi di arbovirosi quali Febbre da virus Chikungunya, Dengue, Zika, West Nile ed Usutu), possono rappresentare un rischio per i lavoratori che svolgono attività in ambienti esterni. Scarica pubblicazione
Fonte INAIL Premessa a cura di Dott. Carlo De Preti, Dott. Stefano Signorini e Dott.ssa Antonella Andreani.